Rami è a Betlemme con Asia, che ha ricominciato le cure, dopo l’arresto e la deportazione in Cisgiordania dei giorni scorsi.
Dina, la moglie, invece, mi ha mandato un resoconto, che ho provato a tradurre, di quello che lei e gli altri quattro figli stanno vivendo negli ultimi giorni:
“Continuiamo a spostarci da un posto all’altro.
Non sappiamo dove andare perché non ci sono posti sicuri.
L’ultimo posto dove siamo andati e dove ci troviamo ora è a nord.
Quando siamo arrivati abbiamo visto la morte di fronte ai nostri occhi. Il viso dei miei figli era orribile.
Hanno visto pezzi di corpi attorno a loro e persone senza testa.
I carri armati hanno sparato verso la nostra auto, ma è stata colpita l’auto dietro. Sono stati uccisi tutti i passeggeri.
Ora soffriamo molto. Il carburante è finito, quindi i panettieri non possono lavorare. Dipendiamo da riso, biscotti o cioccolato, per calmare i bambini.
Stiamo pagando l’acqua il doppio del prezzo normale, ma ci danno solo acqua salata che non è buona per bere.
Non c’è elettricità, quindi carichiamo i telefoni nei mercati dove ci sono i pannelli solari. “