Abbiamo finalmente una buona notizia: lunedì prossimo Asia (12 anni) e suo papà, Rami, e Yazan (9) con sua mamma, Alaa, se tutto andrà bene, viaggeranno in Egitto per riprendere le cure.
Rami e Asia e Alaa e Yazan, di Gaza, si trovavano a Gerusalemme prima del 7 ottobre per le cure dei figli: Asia, come il fratello maggiore (a Gaza) e la sorella Fatima (evacuata in Egitto), è affetta da un tumore alle ossa, mentre Yazan necessita di un trapianto di intestino.
Dopo il 7 ottobre sono stati arrestati e deportati a Betlemme. Si sono poi spostati a Ramallah, dove hanno vissuto con grandi difficoltà perché né Rami, né Alaa, essendo di Gaza, sono riusciti a trovare un lavoro.
Inoltre, le cure di Asia e di Yazan sono interrotte da dieci mesi ormai. Le loro condizioni di salute sono peggiorate. Alaa, con cui comunico più spesso, mi ha scritto che il tumore di Asia sta ingrandendosi.
Le cure sono sempre più urgenti. Come ho scritto in passato, interrompere le cure di questi bambini dopo il 7 ottobre, da parte di Israele, è una forma di punizione collettiva inaccettabile.
Fortunatamente Alaa ieri mi ha comunicato che tra pochi giorni dovrebbero viaggiare in Egitto, grazie a un permesso di evacuazione.
I soldi raccolti con la campagna e distribuiti nei mesi passati sono stati utilizzati anche per comprare i biglietti dei voli. Il resto è stato condiviso con le loro famiglie che si trovano a Gaza.
Una volta dall’altra parte, però, Alaa e Rami dovranno affrontare nuove spese: affitti, spese quotidiane, ecc… Alaa non ha alcun contatto al Cairo, mentre Rami ha uno zio, ma anche lui è di Gaza, bloccato in Egitto.
Alaa mi ha chiesto, per lei e Rami e i loro figli, aiuto per affrontare questa nuova fase.
Ho parlato anche con Abdallah, da Gaza, due giorni fa. Per lui, invece, la situazione si è fatta più complicata: si è danneggiato un disco della spina dorsale per trasportare l’acqua.
All’ospedale Nasser di Khan Yunis gli hanno detto che necessiterebbe di un’operazione, ma ovviamente la cosa è impossibile, per cui sta prendendo solo antidolorifici.
Dice che sia lui e la sua famiglia, che Maysaa (sua sorella) e la sua famiglia, vivono in tenda, in uno stato di costante paura: la maggior parte delle aree attorno a loro sono state evacuate e i bombardamenti continuano incessantemente e sono sempre più vicini.
Ora più che mai le famiglie hanno bisogno di aiuto, perché più il tempo passa e più le loro condizioni peggiorano.